partecipa al Drabble-mania contest
Autore: Namine22
Titolo: Maledetta notte
Fandom: originale
Personaggi: senza nome
Rating: rosso
Genere: drammatico, angst, romantico triste
Avvertimenti: shoujo ai, drabble (ovviamente)
Note Autore: ho partecipato a un altro contest con le prime due drabble di questa raccolta (con qualche modifica visto che le originali erano di 110 parole e non avrebbero potuto partecipare a questo contest), tuttavia mi trovo adesso ad ampliarla continuamente con nuovi spezzoni quindi, anche se la storia può considerarsi di per sè "completa", in effetti non lo è così tanto.
Introduzione: "Mi basta un istante per vedere i due corpi calcati contro il muro; Un istante per sentire su di me lo sguardo di lei, vitreo; Un istante, perché i miei pugni prendano a grondare sangue"
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MALEDETTA NOTTE
Inchiodata contro il muro, lo sguardo alla disperata ricerca di una via di fuga. Nulla. Isolata. Sento il sangue ribollire mentre la paura mi incatena a quelle mura e fa scattare le mani ripetutamente, inutilmente, contro di lui. Ben presto però, anche gli esili pugni vengono schiantati contro quel maledetto muro, saldamente trattenuti. Sento quel corpo orribile addosso, schiacciarmi, gonfio di voglia. Le membra si schiudono alla pressione esterna, stracciate da uno sguardo smanioso di possesso: fa male, brucia fin sottopelle. Solo poca voce evade quella prigione e, se pur incatramata nella lacrime, rantola via in un flebile grido d’aiuto.
Rimbalzando tra i muri dei palazzi, l’eco dei miei passi è il solo suono che infrange il silenzio, questa notte. Continuo a pensarla, sorridente com’era, ma qualcosa mi rende inquieta. Posso quasi sentirla implorare aiuto. I battiti cardiaci raddoppiano mentre, voltandomi per controllare, scatto verso casa sua. Perché non l’ho accompagnata fin sotto casa?! Nei pugni stringo la certezza che qualcosa nell’aria sia profondamente sbagliato. Mi basta un istante per vedere i due corpi calcati contro il muro; Un istante per sentire su di me lo sguardo di lei, vitreo; Un istante, perché i miei pugni prendano a grondare sangue.
Afferro il primo oggetto utile, un cavo di metallo, e glielo avvolgo al collo assalendolo alle spalle. Era così concentrato da non accorgersi nemmeno di me penso, ingoiando un sorriso amaro. Il sangue prende a scorrere lungo il filo che gli sega la pelle, poco sopra le vene gonfie, insudiciandomi le mani. Continuo a stringere, nonostante i colpi ricevuti, finché cede, restando immobile. Mi divincolo da lì sotto, scrutandolo senza chiedermi nemmeno se è morto. Ricordo di averlo visto poco prima osservarci, l’unico dallo sguardo disgustato tra la gente. Tremante, mi mordo le labbra e arriccio il naso profondamente disgustata.
Non la vedo finché non lo attacca. Finalmente sciolto dal mefitico abbraccio di quel mostro, il mio corpo scivola lungo il muro. Osservo la scena impotente, priva di forza. La vista, intrisa di sangue e lacrime, mi restituisce fermo-immagini sfocate. Senza rendermene conto, non osando toccarmi, prendo a sfregarmi debolmente le braccia contro il corpo, tentando così, ingenuamente, di cancellare la sua presenza. Vorrei che lei mi abbracciasse, vorrei sentire solo il suo profumo su di me e dimenticare tutto. Lei, però, resta ferma lì. Quando, infine, si avvicina, prende a fissarsi le mani insanguinate senza il coraggio di toccarmi.