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[fanfiction e originali] Let's Cliché!

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2021 12:34
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Post: 487
19/05/2021 08:57
 
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_Vintage_, 19/05/2021 01:59:

6° Classificata - NADINE, UNA RAGAZZA DEL XXII SECOLO DI ETHORS

- Grammatica e stile: 8.8/10
La storia si presenta, nel suo complesso, ben scritta, ma con alcuni errori grammaticali che preferisco segnalarti:
[…] non passava inosservato e che preferisce la solitudine per rilassarsi. […] Per rispettare la consecutio temporum è corretto scrivere preferiva, mantenendo i tempi al passato. -0.20
[…] gran parte del suo tempo la passava […] Errore di battitura, lo passava. -0.10
[…] gli sembrò scortese impicciarsi ora […] Ora è un avverbio che viene generalmente usato coi tempi del presente o del passato prossimo, comunque un’azione recente. Essendo il testo nel passato remoto, sarebbe stato più opportuno utilizzare la perifrasi in quell’istante, in quel momento. -0.10
[…] avesse in ormai in odio […] C’è un in di troppo prima di ormai. -0.10
[…] le confesso quanto avesse in odio i corpi artificiali […] Errore di battitura, confessò. -0.10
[…] di quanto quella casa le sembrasse ora vuota e triste senza di lei […] Quel le sembrasse in realtà si riferisce a Jerome, quindi va corretto al maschile, gli sembrasse. -0.10
[…] si decise di andarla a cercare […] Decidersi è un verbo riflessivo che richiede la preposizione a, decidersi a fare qualcosa, altrimenti per mantenere la preposizione di è più opportuno il verbo decidere, decidere di fare qualcosa. -0.10
[…] Nadine era terra […] Manca una a, era a terra. -0.10
[…] ed ora lui attendeva […] Stesso discorso di prima, ora al tempo passato ha un utilizzo improprio. -0.10
[…] Non voglio che tu ne vada così… […] Manca un te, che tu te ne vada così. -0.10
[…] un passo in dietro […] Indietro va scritto tutto attaccato. -0.10
[…] io portò anche perdonarti […] Errore di battitura, potrò. -0.10

Per quanto riguarda lo stile, invece, mi è piaciuto molto. Risultava, per un contesto futuristico come il tuo, piuttosto complicata la sequenza narrativa, che spesso – com’è giusto che sia – accorpi a quella più descrittiva. Questo, che avrebbe potuto essere un problema, data l’incredibile mole d’informazioni all’interno del racconto, in realtà è stato uno dei punti di forza della storia: descrizioni puntuali, con spiegazioni semplici, termini semanticamente appropriati e sequenze narrative che s’introducono perfettamente, lasciando però anche spazio ai dialoghi. Nel complesso ho davvero apprezzato il tuo stile, poco eccentrico e molto semplice – scelta azzeccatissima, data la complessità delle tematiche hai trattato.
Ottimo lavoro, bravo!

- Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
La caratterizzazione dei personaggi è stato forse, insieme allo stile, il parametro che mi ha soddisfatta di più. Sei stato molto accorto nell’introspezione di entrambi i personaggi, soffermandoti su aspetti della loro psiche decisamente originali e mai scontati.
Partendo da Jerome, ci appare fin da subito come un personaggio che, seppur giovane, caratterialmente sembra mangiato da tormenti e isterismi, complice il lavoro che non lo gratifica e la sua evidente avversione per gli androidi. Il suo modo di pensare rispecchia, forse, l’ultima cortina degli umani che non si sono ancora del tutto abituati alla coesistenza con le macchine, il che spiega il suo “isterismo” interiore, la sua insofferenza ad un mondo che ha rimpiazzato persino le più banali emozioni umane con qualcosa di costruito, di finto, in fondo. Mi è piaciuto questo tuo modo di rendere il personaggio, che appare come il classico anti-eroe con una trama a sfondo futuristico – non certamente uno dei miei preferiti, ma in questo caso l’ho trovato davvero stupendo. E, per logica conseguenza del suo modo di pensare, sembra quasi che il tuo protagonista sia destinato ad incontrare Nadine, che fin da subito il lettore riesce a comprendere come non si tratti di una persona comune – dato anche dalla conversazione avuta al telefono, che già fa sospettare.
Nadine, al contrario di Jerome, ci appare come una ragazza impacciata, solare, allegra – mediante l’intermezzo narrativo – e con una gran voglia di vivere. Insomma, se a Jerome si accostano una iniziale moltitudine di sentimenti pressoché negativi, Nadine funge da raggio di sole in un’esistenza – quella del ragazzo – altrimenti grigia.
Ed ecco che ci troviamo nel momento di rottura, un momento particolare in cui ti soffermi parecchio su ciò che provano, sentono i protagonisti: Jerome con la sua paura che Nadine possa mentirgli – geniale lo stratagemma della modalità testimone – e Nadine che cercherebbe di fare tutto quello che è in sua vece per aiutarlo a crederle di nuovo, salvo poi capire entrambi che amore è amore, sia esso frutto di circuiti artificiali o di pelle e ossa.
Ho trovato un po’ affrettato l’epilogo, in cui avresti potuto soffermarti un po’ di più sulla vicenda, di per sé piuttosto avvincente, del sabotaggio dei quattro “terroristi”, ma mi rendo conto che la storia sarebbe poi risultata forse un po’ troppo lunga.
Nel complesso, tuttavia, sono contenta di questo parametro.

- Utilizzo del cliché: 15/15
Amore a prima vista è un cliché che in questa storia ci calzava a pennello, e devo dire che l’hai impiegato in maniera ottimale: un incontro del tutto casuale, un orsacchiotto che cade, una scusa per poterle parlare e, all’incrocio di uno sguardo, l’amore. Ammetto che l’hai usato in maniera più che da manuale, il che – ovviamente – mi è piaciuto da matti. Anche la successione narrativa da te impiegata rispecchia molto la modalità del cliché, in quanto subito ci racconti dell’evolversi del loro rapporto, di come vanno a vivere insieme, delle abitudini dell’uno e dell’altro, delle liti, delle incomprensioni e delle riappacificazioni, soffermandoti molto su quello che è il punto del protagonista, Jerome, il quale sembra vivere in un’atmosfera che potremmo definire, a tutti gli effetti, onirica: è come se fosse stato catapultato all’interno di un sogno ad occhi aperti, un sogno lucido che gli permette di fare qualsiasi cosa lui voglia – e anche qui il cliché è stato rispettato perfettamente.
Nella seconda parte del racconto, invece, assistiamo all’evolversi di questo amore a prima vista, fagocitato dai dubbi e dalle incertezze, perché Nadine, in realtà, non è ciò che Jerome pensava che fosse. Catapultare il cliché in questo capovolgimento comportava un rischio molto grande – si rischiava di perdere di vista il senso principale della storia – e tu sei stato molto bravo nel ricucire insieme il filone narrativo senza perderti in digressioni inutili.
Nel complesso posso affermare che sia stato un cliché perfetto per la storia che hai raccontato e che rispecchia in massima parte quella che, alla fine, è un’emozione del tutto umana, mostrando come anche Nadine sia capace di un sentimento del genere – in realtà, se proprio devo esserti onesta, mi è parso molto simile per certi aspetti al film l’Uomo bicentenario con Robin Williams, pellicola a cui sono molto affezionata.
Veramente una gran bella storia e un gran bel cliché, complimenti.

- Gradimento personale: 5/5
Sarò onestissima, io non sopporto granché gli scenari futuristici – sono cresciuta con uno zio fisico nucleare mezzo pazzo che non faceva che rifilarmi romanzi di Asimov –, perciò dopo anni di letture mi sono molto allontanata dal genere.
Questa storia, tuttavia, dal mio punto di vista la trovo particolarmente attuale. Non appare per nulla come un universo molto distante da noi, e ho apprezzato tantissimo le tue note a margine per far meglio comprendere al lettore ciò di cui si sta parlando.
Sei stato molto dettagliato, ti sei soffermato su descrizioni ch’erano necessarie per la prosecuzione della lettura, ma mai soffermandoti su vagheggiamenti fantascientifici, ma rimanendo sempre fedele al testo e a ciò che stavi raccontando.
Si nota fin dalle prime righe che hai impiegato molta passione e ingegno per scrivere una storia di questo tipo e ci sono delle trovate narrative che io ho considerato geniali – la modalità testimone, il sensore delle auto, persino l’incontro tra i due in cui Jerome chiede a Nadine se le sembri un’opera di un umano o di una macchina. Ci vuole una fantasia senza eguali per creare una storia di questo tipo, e sono contenta di aver potuto leggere, almeno per una volta, qualcosa di diverso, ma che non fosse così fantascientifico da risultarmi irreale. Il tuo racconto, proprio perché non esagera con descrizioni al limite del possibile, mi sembra con i piedi ben piantati per terra, perciò lo dico: è il primo racconto di questo genere che rileggerei volentieri!

Totale: 37.8/40



Ciao Vintage,

Grazie mille per la valutazione, mi ha fatto molto piacere leggerla (istruttiva nella prima parte, quasi commovente per me nel finale) e sarò felice di averla come recensione della storia.

C'è una cosa che non mi torna:


[…] gran parte del suo tempo la passava […] Errore di battitura, lo passava. -0.10



In realtà qui penso sia corretto in entrambi i modi:
- lo passava (riferendosi al tempo)
- la passava (riferendosi alla "gran parte del tempo")

A grandi linee, una macchina con caratteristiche umane che vuole essere riconosciuta come una persona vera, che si innamora e vuole essere amata... sì, è proprio il racconto di Asimov. Direi, che il richiamo è inevitabile.
A parte questo, e al desiderio di Nadine di invecchiare, però, le storie dei personaggi sono completamente diverse... ed io non saprei dire se il mio racconto prende spunto più da questo a da altri film o racconti che ho visto o letto sul tema...


Poi... Eh, mi spiace per l'epilogo... Sicuramente mi sarei potuto dilungare un po' di più. Probabilmente nella revisione diverrà un capitoletto più esteso.


Complimenti per questo originale contest, infarcito di prompt tutt'altro che originali, ma dai risultati sorprendenti!

😄

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