00 31/08/2011 03:34
Verde.
Autore: Ilaria1993
Titolo: Bad habits.
Fandom: Sherlock Holmes (film)
Personaggi: Sherlock Holmes e John Watson.
Rating: Verde.
Genere: Sentimentale.
Avvertimenti: pre-slash, raccolta, slice of life.
Note Autore: Non so mai che dire per le note. Ho scelto di fare una raccolta di 5 drabble. Dalle 100 parole ho escluso i titoli di ogni drabble.
Introduzione: analisi dei problemi di Watson con Holmes e conseguenza.

Bad Habits.
I. Droghe.
John Watson odiava Sherlock Holmes. Certo, non sempre, era comunque il suo migliore amico, ma spesso e volentieri era detestabile. Tutti i suoi terribili vizi portavano il buon dottore ad un grave esaurimento nervoso. Ogni volta che manifestava uno di quelli, gli sembrava che gli venisse tolto un pezzo di vita. Di cuore. Guardarlo uccidersi lentamente era la cosa peggiore. Essere costretto almeno quattro volte al giorno a guardarlo scegliere accuratamente tra la morfina e la cocaina.
Ogni volta qualcosa, dentro di lui, si rompeva e cadeva come un pezzo di vetro, lo stesso con cui quella siringa era fatta.

II. Furti.
Watson aveva provato di tutto per fermare i continui furti dal guardaroba. Aveva persino provato a mettervi una catena, ma Holmes l’aveva fusa. Aveva trovato quel che ne rimaneva sul pavimento della propria camera. S’era insospettito quando aveva visto il suo coinquilino con indosso un gilet particolarmente familiare. Era suo, comprato solo due giorni prima.
All’iniziò pensò che avrebbe dovuto rassegnarsi ed accettare i furti, fino a che decise di ripagare Holmes con la stessa moneta. Mentre lui era fuori a trovare il fratello, Watson prese la sua vestaglia, si sedette sulla sua poltrona e lo aspettò leggendo il giornale.

III. La ragione dei furti.
Holmes non avrebbe mai detto a Watson il motivo per cui i suoi furti si erano fatti più frequenti da quando aveva deciso di lasciare Baker Street, si arrabbiava solo più spesso. E, purtroppo, altrettanto spesso era fuori con la sua dolce Mary anziché essere seduto accanto a lui. Era avvilente vedere quanto velocemente fosse stato rimpiazzato da una donnicciola qualunque. Quindi, ovviamente solo quando era certo che Watson non potesse vederlo, prendeva qualcosa dal suo armadio e, prima di indossarlo, ci affondava letteralmente il naso dentro, respirando a fondo il suo odore, per sentirlo vicino anche quando non c’era.

IV. Violino.
Watson si tappò le orecchie con il cuscino, cercando di soffocare il suono proveniente dal salotto, invano. Sembrava quasi che Holmes aumentasse quando sospettava che Watson cercasse di ignorarlo. Non erano neanche le tre. Era in anticipo.
Si alzò e raggiunse la porta della propria camera, spalancandola, per trovare Holmes seduto sulla propria poltrona con il violino al collo.
“La pianti, Holmes! E’ l’ultima volta che glielo dico! La notte è fatta per dormire! Se domani sentirò di nuovo questo chiasso, il violino finirà nel camino!”
Quando tornò a letto, Watson si sentì in colpa perché la musica non riprese.

V. Notte fonda.
Watson si alzò cautamente, la notte dopo. Erano quasi le quattro e non aveva ancora sentito niente, nessuna nota. Era certo che Holmes fosse sveglio, ogni tanto sentiva i suoi passi, il tintinnio di un bicchiere, ma non suonava. Forse aveva esagerato. Aprì lentamente la porta, quasi come se temesse di contaminare il silenzio che regnava, e sbirciò fuori. Holmes era steso sulla pelle di tigre, con un mezzo bicchiere di brandy vicino a se.
“Holmes?”
“Mh?”
“Non suona?”
“No”
Si sedette a terra vicino a lui, porgendogli il violino.
“Suoni per me”
Sorridendo, Holmes prese il violino e suonò.
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